Quello strano odore nell’acqua non è quello che pensi: cosa c’è dietro il sapore pungente dell’acqua domestica e come si può attenuarlo
Può succedere, appena apri il rubinetto, che l’acqua sprigioni un odore forte e pungente, quasi da piscina pubblica. Una sensazione abbastanza comune in molte città italiane, soprattutto al mattino o dopo molte ore in cui l’impianto non viene utilizzato. Quell’odore non indica necessariamente un problema o una contaminazione, ma è la prova che l’acqua è stata trattata per restare potabile. A causarlo è quasi sempre il cloro libero, cioè quel residuo disinfettante che viene inserito nelle condutture dagli enti gestori, per garantire che nessun batterio arrivi alla tua cucina. Il sapore può cambiare, il profumo può infastidire, ma la sicurezza rimane alta.
Perché il cloro viene usato nell’acqua e quali sono i suoi effetti
La clorazione dell’acqua potabile è una pratica consolidata, usata da oltre un secolo per eliminare il rischio di infezioni pericolose come colera o tifo. In Italia, le aziende che gestiscono gli acquedotti immettono dosi minime ma continue di cloro, in forma di ipoclorito o biossido, che accompagnano il liquido lungo tutto il tragitto, dalle centrali di trattamento fino alle tubature di casa. È un modo efficace per bloccare la proliferazione di batteri o virus, specialmente nei tratti dove l’acqua sosta più a lungo o nei momenti in cui la pressione è più bassa.

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Quando l’acqua scorre poco, come durante la notte, il cloro ha più tempo per concentrarsi. Ed è proprio allora che l’odore si fa più evidente: aprendo il rubinetto al mattino, si può avvertire quella punta di “disinfettante” che ricorda certi spogliatoi o piscine coperte. Questo fenomeno è più marcato negli ultimi piani degli edifici o nelle abitazioni più lontane dai punti di pompaggio. Dopo interventi sulla rete, i gestori possono anche aumentare temporaneamente la clorazione per prevenire contaminazioni, e l’effetto può durare qualche ora.
Ma è tutto legale? Sì. La legge italiana, allineata alle norme europee, impone che il cloro libero non superi i 0,5 mg per litro, un valore che assicura la qualità microbiologica senza compromettere la salute. Le analisi sono frequenti, quotidiane in molti comuni, e i rapporti pubblici confermano che i limiti vengono rispettati con rigore. Anche l’OMS e la IARC, massimi enti mondiali per la sanità e la ricerca oncologica, hanno chiarito che il cloro nelle quantità previste non è considerato cancerogeno. Gli effetti collaterali — come sapore metallico o secchezza della bocca — sono temporanei e legati più alla sensibilità individuale che a rischi oggettivi.
Come ridurre il sapore di cloro e quali sono le alternative domestiche
Quando l’odore o il gusto diventano fastidiosi, esistono rimedi semplici e quotidiani per rendere l’acqua più gradevole senza bisogno di stravolgere l’impianto idrico. Il primo trucco è lasciarla riposare in una caraffa aperta, così il cloro libero evapora in pochi minuti. Meglio usare vetro e non plastica, perché i contenitori neutri non alterano ulteriormente il sapore. Un altro consiglio utile è far scorrere l’acqua qualche secondo prima di berla: quella ferma nelle tubature interne è sempre la più carica di residui. Anche portare l’acqua a temperatura ambiente aiuta a diminuire la percezione del cloro, che si volatilizza più facilmente col calore.
Chi desidera un trattamento più avanzato può considerare sistemi di filtrazione domestica, che spaziano dalla microfiltrazione all’osmosi inversa. Le caraffe filtranti con carboni attivi sono una soluzione comoda ed economica: riducono cloro e sapori sgradevoli, ma richiedono manutenzione regolare per non peggiorare la qualità microbiologica. I sistemi a osmosi inversa, invece, sono molto più sofisticati e producono un’acqua quasi priva di sali e impurità, ideale per chi ha esigenze particolari o vive in zone con acque dure. Ma costano di più, richiedono energia elettrica e devono essere controllati da tecnici.
E l’acqua in bottiglia? Contrariamente a quanto si pensa, quella del rubinetto è più controllata. I gestori pubblici eseguono test ogni giorno su parametri chimici, microbiologici e fisici, pubblicando i risultati in rapporti trasparenti. Le acque minerali, pur sicure, non subiscono trattamenti disinfettanti e vengono controllate meno frequentemente. Inoltre, subiscono lunghi trasporti e sono spesso vendute in plastica, un materiale sensibile a calore e luce.
Quindi no, non fa venire i calcoli, né danneggia la salute: l’acqua del rubinetto può avere un gusto diverso, ma rimane una risorsa sicura, sostenibile e — se trattata con piccoli accorgimenti — anche gradevole. Il suo odore di cloro è solo la conferma che sta lavorando per te, anche mentre dormi.
L'acqua del rubinetto ha uno strano odore? C'è un motivo preciso e non è quello che tutti immaginano - angolodelgusto.it






